Il termine della I Guerra Mondiale, dopo le sofferenze patite da tutti i combattenti nella dura vita di trincea, si creò un vasto movimento tra tutti gli ex-combattenti – indipendentemente dall’Arma e Specialità di appartenenzatermine della I Guerra Mondiale, dopo le sofferenze patite da tutti i combattenti nella dura vita di trincea, si creò un vasto movimento tra tutti gli ex-combattenti – indipendentemente dall’Arma e Specialità di appartenenza  –  inteso a mantenere i legami di cameratismo e di reciproco sostegno sperimentati durante gli anni della guerra, qualunque fosse stato l’ambiente in cui ciascuno aveva operato ed indipendentemente dal grado e dall’incarico ricoperto. Sorsero, pertanto, sia Sodalizi che accomunavano tutti i combattenti finalizzati alla “difesa, assistenza e formazione di coloro che avevano sofferto in prima personale vicissitudini della guerra e le cui ferite nel tessuto sociale del momento difficilmente trovavano lenimento”, sia Associazioni tra gli appartenenti ad una stessa Arma e/o Specialità. Anche per l’Arma di Artiglieria si verificò sostanzialmente lo stesso fenomeno e, da iniziale aggruppamento spontaneo, si passò progressivamente ad un Sodalizio ben strutturato. 

Nel maggio 1923 il Tenente Generale Luciano BENNATI, eminente tecnico e tattico di Artiglieria, con un gruppo di Ufficiali di ogni grado della nostra Arma, reduci della 1ª Guerra Mondiale, costituì un Comitato Promotore con l’intento di riunire in un’Associazione gli Artiglieri in congedo che avevano avuto l’onore di servire nell’Arma di Artiglieria in pace ed in guerra. Fu diramato, pertanto, un appello indirizzato agli Ufficiali in congedo per promuoverne l’adesione al suddetto Comitato ed il successivo 23 giugno 1923 si tenne a Roma, presso il Circolo Militare, un’Assemblea Generale (alla presenza di 55 Artiglieri di ogni grado) nella quale furono prese le decisioni iniziali per la creazione della “Associazione Artiglieri Santa Barbara”, fissando le direttive per la compilazione dello Statuto e nominando il Consiglio Direttivo.

L’Associazione aveva la finalità di riunire tra loro gli Artiglieri in congedo, mantenere vivo il culto dell’ideale di Patria ed il patrimonio spirituale dell’Arma e rinsaldare i vincoli di solidarietà e fratellanza fra gli Artiglieri in servizio ed in congedo.Il Principe Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d’Aosta, valido Artigliere e già Comandante della III Armata (“l’Invitta”) durante la Grande Guerra, fu invitato ad assumere la Presidenza Onoraria dell’Associazione.   Il Generale Bennati fu confermato come capo del Comitato Promotore e, di fatto, come Presidente della neo-nata Associazione. Furono iscritti ad honorem anche il Duca delle Puglie, le Medaglie d’Oro di Artiglieria ed i Generali Comandanti benemeriti. 

Come ebbe a dire un Presidente del passato, “il seme era gettato, ma la strada per giungere al successo si dimostrò non breve e non priva di difficoltà.” Infatti, tra gli anni 1923 e 1927, l’Associazione non compì apprezzabili progressi organizzativi: sorsero Comitati spontanei in varie Regioni d’Italia (una Sezione si formò immediatamente anche a Roma), ma mancava il necessario coordinamento, le Sezioni non disponevano di sedi proprie ed emersero divergenze di vedute su come procedere. 

Il 3 aprile 1927 il Consiglio Direttivo nominato 4 anni prima, convocò un’Assemblea per fare il punto su quanto realizzato: in pratica, a parte le buone intenzioni, non era stato ancora fatto alcun passo organizzativo concreto. Nel corso dei lavori fu deciso di allargare la base associativa, estendendo la partecipazione (prima limitata agli Ufficiali e Sottufficiali) anche ai Graduati e militari di truppa e fu nominato un Comitato Centrale, incaricato di studiare le linee d’azione che consentissero di giungere all’organizzazione dell’Associazione di Artiglieri su base nazionale.

Nella fase di creazione dell’Associazione fu dibattuto anche il problema se avessero diritto ad iscriversi, oltre agli “artiglieri”, anche gli ex “bombardieri” ed i cosiddetti “artiglieri automobilisti”, cioè i soldati addetti al “treno” di artiglieria. Con varie determinazioni, fu deciso che tutti avevano uguale diritto all’iscrizione.    Per dare conto della propria attività e per fare opera di proselitismo, l’8 dicembre 1929, in occasione della festa di S. Barbara l’Associazione piemontese pubblicò un Numero Unico, firmato dall’Ing. Alessandro Orsi, intitolato “Santa Barbara 1929”, il cui articolo di apertura era significativamente intitolato “Cemento” e nel quale – anche se con una certa enfasi, giustificata dal particolare periodo storico – si chiamavano all’appello gli Artiglieri.  

L’Associazione si collegò anche con il Comitato, formato a Torino nel 1926 sotto il patronato del Duca e della Duchessa d’Aosta e presieduto dal Gen. Alessandro Goria di Dusino, Presidente dell’A.P.A.I. (Associazione Piemontese Artiglieri d’Italia), per la realizzazione – su progetto dell’Architetto Pietro Canonica – di un  Monumento all’Artiglieria, con il duplice intento di ricordare che il Piemonte era stato la “culla” dell’Artiglieria italiana e di celebrare nel 1928 la ricorrenza del 10 anniversario della conclusione della I Guerra Mondiale. Il 15 giugno 1930, “l’Associazione Artiglieri Santa Barbara” tenne in Torino il suo I Raduno con la partecipazione della Bandiera dell’Arma di Artiglieria e di circa diecimila Artiglieri, che sfilarono davanti a S.M  il Re d’Italia ed alle più alte cariche dello Stato. Nella stessa giornata fu inaugurato il citato Monumento all’Artiglieria Il Governo, a questo punto, constatata l’entità numerica ormai raggiunta dall’Associazione, decise di costituire una Associazione d’Arma estesa in campo nazionale e nominò l’allora Maggiore di Artiglieria On. Guido Buffarini-Guidi Sottosegretario agli Interni, “Regio Commissario” dell’Associazione stessa. Questi, in data 24 luglio 1930 designò il Presidente per il Piemonte dell’Associazione Artiglieri Santa Barbara”, Tenente Ing. Alessandro Orsi, come Delegato Regionale per il Piemonte della costituenda “Associazione Nazionale dell’Arma di Artiglieria”.

In tale duplice veste, il Tenente Orsi nello stesso mese di luglio si rivolse alle Sezioni piemontesi dell’A.P.A.I. ed a quella di Milano, invitandole a deliberare, nelle rispettive Sezioni, di riconoscersi come Sezioni dell’Associazione Nazionale dell’Arma di Artiglieria. 
Il Bollettino “Santa Barbara”, a sua volta, diveniva progressivamente organo di diffusione anche per le altre Regioni, che venivano sollecitate a nominare corrispondenti e ad inviare regolarmente notizie sull’attività svolta e nel n° 1 del 1931, pubblicato il 26 gennaio, veniva annunciato l’ambizioso traguardo da raggiungere: duemila iscritti. Nel frattempo erano sorti contrasti con l’Associazione Nazionale Alpini, perché gli Artiglieri da Montagna desideravano da una parte riconoscersi come Artiglieri, ma, d’altra parte, volevano anche restare Alpini e non era giusto né possibile pagare due tessere ogni anno.

Fu adottata, pertanto, una soluzione concordata tra i due Sodalizi che – ancorché per il breve termine – prevedeva  che la tessera fosse valida per entrambi i Sodalizi. In data 8 marzo 1931, in occasione del 1° Convegno dei Delegati Provinciali e dei Presidenti di Sezione del Piemonte, tenutosi a Torino, il Tenente Ing. Alessandro Orsi comunicò ufficialmente ai partecipanti al Convegno che, per disposizione governativa, la precedente spontanea “Associazione Artiglieri Santa Barbara” si sarebbe trasformata in “Associazione Nazionale Arma di Artiglieria” (A.A.A.). La nuova denominazione fu ufficialmente sancita circa un anno dopo, quando all’Associazione (con foglio n. 4098 I, I – 8 – 3 del Gabinetto del Ministro della Real Casa, datato 1° settembre 1932) fu concesso l’Alto Patronato di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III. Nello stesso anno 1931 fu redatto il 1° Statuto dell’Associazione. 

Intanto, in data 11 gennaio 1932, il “Regio Commissario Nazionale dell’Associazione”, On. Guido Buffarini-Guidi, designò l’Ing. Orsi quale Vice Presidente Nazionale del Sodalizio, a far data dal 1° gennaio 1932. L’organigramma dell’Associazione a quel momento prevedeva: un Direttorio Nazionale, Delegati Regionali, Commissari Provinciali, Sezioni Provinciali e Gruppi Comunali. Contemporaneamente furono istituiti il distintivo sociale in una foggia che risentiva della simbologia tipica dell’epoca storica (nodo Savoia sul distintivo) ed il Gagliardetto di Sezione che corrispondeva sostanzialmente al Labaro attualmente in uso.

Ad essi si aggiunsero, poco più tardi, il fazzoletto da collo giallo-arancione e – come copricapo ufficiale dei Soci – la bustina grigio-verde filettata di giallo-arancione con lo stemma dell’Arma. Con l’edizione del 20 febbraio 1932 il Bollettino “Santa Barbara” veniva ufficialmente designato come “Organo Ufficiale dell’Associazione Arma di Artiglieria”, la cui Presidenza e Segreteria Nazionale erano a Pisa, in Via G.M. Lavagna n. 1, mentre la Vice Presidenza Nazionale restava a Torino insieme con la Delegazione Regionale e con la Sezione Provinciale,  in Via Verdi, n° 31. Fu altresì adottato ufficialmente l’Inno dell’Artigliere (musica del maestro Carmelo Lenzi e parole di F. Pinelli, G. Daci e L. Fiori) quale inno ufficiale dell’Associazione. Il 12 giugno 1932, intanto, si svolgeva a Trieste un Raduno interregionale (fu chiamato Prima Grande Adunata degli Artiglieri delle Tre Venezie) con la partecipazione di circa 5000 Radunisti, davanti a S.A.R. Aimone di Savoia Duca d’Aosta. Dalla cronaca riportata sul Bollettino “Santa Barbara” si rileva che erano presenti i Gagliardetti di ben 40 Sezioni (molte quelle piemontesi, quelle dell’Istria, del Carnaro e della Dalmazia, del Veneto, della Lombardia, del Friuli, ecc.). 

La Sezione di Milano, intanto, dal maggio 1932 aveva cominciato a pubblicare un proprio Bollettino informativo mensile per la Lombardia, intitolato “Bollettino Lombardo”. Sul Bollettino “Santa Barbara” del 15 settembre 1932, veniva pubblicata una situazione riepilogativa, che costituisce un piccolo censimento dell’Associazione a quel momento: da esso risulta che erano costituite e funzionanti 65 Sezioni e Gruppi. Il 15 giugno 1933, quando ormai l’Associazione aveva consolidato la propria struttura, si tenne il II Raduno nazionale sul Piave, per ricordare il fiume su cui – secondo quanto riportato sui documenti che fissavano il Raduno stesso – “gli Artiglieri italiani, insieme con l’Esercito tutto, avevano dato prova delle loro alte virtù militari.
Dal 15 gennaio 1934  per dare un ulteriore segno della crescente vitalità dell’Associazione, il Bollettino mensile “Santa Barbara”, pur rimanendo nella sede di Torino, cambiò denominazione divenendo “L’Artigliere, organo del Sodalizio destinato a diffondere la cultura artiglieresca e le tradizioni dell’Arma; l’anno successivo la sua pubblicazione assunse cadenza quindicinale. 
Quell’anno il III Raduno nazionale fu svolto a Napoli, come omaggio alla città dove si era compiuta l’epopea garibaldina nel nome dell’Unità d’Italia. Con decisione del Direttorio Nazionale del 20 dicembre 1935, venne invitato a far parte del Direttorio Nazionale dell’Associazione l’Ispettore dell’Arma di Artiglieria in carica (che in quel periodo era il Gen. di C.A. Augusto De Pignier). Si realizzava, quindi, un collegamento diretto anche formale – che dura tuttora – tra il vertice degli Artiglieri in servizio e quelli che avevano lasciato l’uniforme ma erano animati dallo stesso immutato attaccamento all’Arma. Nel maggio del 1935 si svolse a Firenze – seconda Capitale del Regno d’Italia – l’imponente IV Raduno nazionale, con parata militare alle Cascine, alla presenza di S.M. il Re Vittorio Emanuele III, davanti al quale sfilarono ventimila Radunisti. 

A partire dal 1936,  in conseguenza della nuova situazione politica con la conquista dell’Etiopia, l’Associazione si estese anche in Africa Orientale, costituendo 3 Sezioni, rispettivamente a Macallé (25 gennaio 1936), all’Asmara e ad Addis Abeba (1937), mentre Sezioni all’estero venivano costituite contemporaneamente a Ginevra e Beausoleil nel Principato di Monaco. Nel giugno del 1937 gli Artiglieri poterono finalmente svolgere il proprio Raduno nazionale a Roma con sfilata lungo la Via dell’Impero (come era allora denominata la Via dei Fori Imperiali) davanti al Duca d’Aosta; la sfilata si concluse con l’omaggio al Capo del Governo a Piazza Venezia ed a S.M. il Re in Piazza del Quirinale. 

Il 12 febbraio 1937, intanto, aveva avuto luogo a Livorno il varo del Cacciatorpediniere “Artigliere” della Regia Marina Militare, costruita nei cantieri Odero-Terni-Orlando; ad esso parteciparono il Vice Presidente Nazionale, accompagnato da tutti i componenti del Direttorio Nazionale ed una folta rappresentanza di Artiglieri toscani; come è raccontato in una cronaca dell’epoca, “mentre la superba nave scendeva in mare, le fiamme artiglieresche dei Labari presenti venivano levate in alto e sventolate in segno di fervido saluto augurale”. Si trattava della seconda Unità della Regia Marina con questo nome poiché il primo “Artigliere” era stato varato a Napoli l’11 novembre del 1907 ed era rimasto in servizio fino al 1923. Ad esso l’Arma di Artiglieria aveva fatto dono della Bandiera di combattimento come “pegno di fratellanza ed augurio di vittoria”. 

L’Associazione, in data 21 novembre 1938, in linea con il regime politico dell’epoca – che voleva che tutte le Associazioni ‘d’Arma fossero più legate alla loro radice militare – assunse la denominazione di “Reggimento Artiglieri d’Italia – Damiano Chiesa” (dal nome della Medaglia d’Oro al Valor Militare Tenente Damiano Chiesa). Nel corso del 1938 fu organizzato a Venezia il VI Raduno Nazionale e si diede corso ad una  serie di cambiamenti strutturali dell’Associazione, tra cui: il cambio di nome, una serie di modifiche alle denominazioni ai vari livelli ed alla struttura del Sodalizio, assegnando alle sue cariche sociali le denominazioni tipiche delle unità operative. In particolare – con Ordine del Giorno in data 4 dicembre 1938 –  il Labaro Nazionale venne denominato “Colonnella” Anche il periodico “L’Artigliere” cambiò nome e fu ridenominato “Foglio d’Ordini del Reggimento”. Contemporaneamente all’Associazione fu dato un nuovo Statuto-Regolamento (comune a tutte le altre Associazioni d’Arma) approvato dal Segretario del Partito Nazionale Fascista con foglio dispositivo nr. 1193 bis del 21 novembre 1938, che enfatizzava maggiormente l’intenzione di dare alle Associazioni d’Arma un’articolazione tipicamente militare e di farne uno strumento per l’addestramento post-militare tipico della particolare epoca storica. 

Nel frattempo, il 12 gennaio 1939 il “Reggimento Artiglieri d’Italia – Damiano Chiesa”, in forza della legge 14/6/1928 nr. 1310, che conferiva alle Associazioni “…la capacità di acquistare, possedere e amministrare beni, di ricevere lasciti e donazioni…“, acquistò con i propri fondi, con atto n° 11028 del Notaio Dr. Enrico Masi (Repertorio n° 19949, registrato a Roma – Ufficio Atti Pubblici il 16 gennaio 1939) tramite l’Ing. Alessandro Orsi (già Vice Presidente e divenuto Vice Comandante), l’attuale sede romana in Via Aureliana nr. 25,  dove il Comando di Reggimento si trasferì dalla precedente sede sociale in Pisa. Subito dopo, il 16 febbraio 1939, il “Reggimento Artiglieri d’Italia” – a seguito della domanda, presentata quando il Sodalizio era ancora denominato “Associazione Nazionale Arma di Artiglieria”, di ottenere la concessione di uno stemma ufficiale, ideato già dal 1936 – ricevette con Decreto del regnante Sovrano Vittorio Emanuele III, Re d’Italia e Imperatore d’Etiopia il proprio Stemma araldico – trascritto nel Registro Araldico del Regio Archivio di Stato in Roma il 4 giugno 1939 XVII. Il 18 giugno dello stesso anno, a Livorno, fu ufficialmente consegnata la Bandiera di Combattimento alla Nave “Artigliere” di cui è stato già ricordato il varo avvenuto due anni prima; madrina fu la signora Luigia Fautilli-Rovatti, consorte dell’Ispettore dell’Arma di Artiglieria in carica. Intanto, mentre si procedeva con le evoluzioni organiche e normative fin qui descritte, l’Associazione manteneva la cadenza annuale di svolgimento dei Raduni e, dopo quello di Venezia, furono tenuti altri imponenti Raduni: il VII a Palermo nel 1939 con la partecipazione di circa 6000 Radunisti  e nel 1940 l’VIII, ultimo prima della guerra, a Fiume ed a Trieste. 

Nel decennio fin qui trattato Raduni parziali – ma sempre importanti per intervento di iscritti e come manifestazioni patriottiche, in cui gli iscritti all’Associazione intervenivano in perfetta uniforme  e sempre numerosissimi – si tennero a Genova nel 1930, ad Alessandria nel 1933, a Zara nel 1934, nei Campi di battaglia nel 1937, sul lago di Garda il 17 settembre 1939 per le batterie lombarde. Nel 1940 l’Associazione si incrementò con l’ingresso in essa di gruppi di Sottufficiali in congedo. Con la partecipazione dell’Italia al 2° conflitto mondiale questo tipo di manifestazioni fu sospeso e negli anni 1941, 1942 e 1943 l’Associazione limitò la sua attività ad opere assistenziali a favore degli artiglieri combattenti (con l’invio di pacchi dono ed indumenti pesanti a quelli dislocati sui fronti dell’Albania, della Grecia, ecc.) ed alle loro famiglie, a quelli ricoverati in luoghi di cura per ferite e infermità contratte sui vari fronti, ecc. A quel momento il “Reggimento di Artiglieria – Damiano Chiesa” comprendeva oltre 40.000 iscritti, suddivisi in 94 Gruppi Provinciali e 500 batterie sezionali, in tutte le Regioni della Madrepatria, nelle Colonie ed all’estero.

Dal punto di vista formale, l’On. Guido Buffarini-Guidi – che continuò a tenere la carica di “Commissario Governativo” nel periodo dal 1930 fino alla caduta del Regime Fascista, “pilotando” le varie trasformazioni intervenute – può essere considerato, a tutti gli effetti, Presidente dell’Associazione nel periodo 1930-1943.La caduta del Regime Fascista, il 25 luglio 1943, ebbe riflessi anche per il “Reggimento Artiglieri d’Italia – Damiano Chiesa”, la sua esistenza, la sua dipendenza, ecc. Infatti con l’entrata in carica del nuovo Governo, guidato dall’Artigliere Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, furono adottati numerosi provvedimenti intesi a modificare l’organizzazione dello Stato messa in atto dal Regime fascista. In particolare, per quanto di interesse di questa sintesi storica, il 2 agosto 1943 fu pubblicato il Regio Decreto Legge, nr. 704, contenente le norme relative alla soppressione del Partito Nazionale Fascista ed anche una serie di disposizioni riguardanti il cambio di dipendenze di vari Enti ed Associazioni. 

All’articolo 5, 3° comma di detto Decreto, era indicato, tra l’altro, che i Reparti d’Arma e di Specialità (cioè le Associazioni d’Arma), passavano alle dipendenze dell’allora Ministero della Guerra (ora della Difesa) e al successivo articolo 11 era stabilito che – ove necessario – ciascun Ministero competente (e quindi anche quello della Guerra) poteva procedere alla nomina di “Commissari” per la ”gestione straordinaria” degli Enti passati alle proprie dipendenze. 

Per il “Reggimento Artiglieri d’Italia – Damiano Chiesa” il Ministero della Guerra scelse come “Commissario” il Generale di Corpo d’Armata Ubaldo Fautilli, all’epoca Ispettore dell’Arma di Artiglieria, che pochi giorni prima era stato nominato Comandante del suddetto Reggimento. Il successivo 8 settembre, con l’entrata in vigore dell’Armistizio firmato dall’Italia con le Forze alleate, l’occupazione della maggior parte del territorio centro-settentrionale italiano da parte dell’ex-alleato tedesco ed il trasferimento del Re e del Governo da Roma a Brindisi, si verificò il noto sfaldamento dell’organizzazione statale e militare; di conseguenza, moltissime strutture – tra le quali l’Ispettorato di Artiglieria – cessarono di funzionare e quindi lo stesso Generale Fautilli cessò di esercitare le sue funzioni di Ispettore. 

Egli mantenne, tuttavia, la carica di “Commissario” per il “Reggimento Artiglieri d’Italia – Damiano Chiesa” anche se, in verità, solo nominale, perché impossibilitato ad esercitarla. Anche le Sezioni si frantumarono e fu impossibile continuare qualsiasi pur minimo svolgimento delle attività associative. Si salvò solo il Comando di Reggimento (Presidenza Nazionale), grazie anche alla volontà del Gen. Fautilli, che riuscì a preservare la sede e – come fu scritto molto appropriatamente – mantenere “il seme necessario per far risorgere l’Associazione” allorché si fossero presentate le condizioni per la rinascita. Il 4 giugno 1944 Roma venne liberata e con la liberazione il Sodalizio in qualche modo riuscì a sopravvivere con pochi elementi della Presidenza nazionale e della Sezione provinciale di Roma presso la sede della Presidenza in Via Aureliana 25.  

Con il ritorno dei prigionieri di guerra ed il congedamento dei soldati che avevano operato con i Gruppi di Combattimento, in ognuno dei quali c’erano anche reparti di Artiglieria, con la ricerca di nuovi posti di lavoro, ecc. iniziò la lenta e faticosa opera di ricostituzione sia a livello centrale sia in alcune aree del territorio nazionale. Nel dicembre 1945 risultavano esistenti, seppure con una limitata capacità di funzionamento, le Sezioni di Roma, Genova (che erano riuscite a vivere anche nei momenti più bui) e Torino che si era ricostituita, a cui si aggiunsero Pisa nel marzo 1946 e nel 1947 Sassari, Vittorio Veneto, Verona, Napoli ed Udine. Uno dei “veicoli” con cui si cercò di ricreare il collegamento tra gli Artiglieri in congedo fu la ripresa della pubblicazione del giornale associativo, il cui primo numero dopo la guerra fu pubblicato il 15 giugno 1948. 

La ricostituzione delle Sezioni proseguì ed a metà anno 1950 risultavano in vita 41 Sezioni.  Nel frattempo sorse anche il problema dello Statuto, perché quello compilato per il “Reggimento Artiglieri d’Italia – Damiano Chiesa”, non era più applicabile, essendo mutati i principi su cui esso era basato, primo fra tutti il forte legame previsto con il Partito Nazionale Fascista (PNF) e con la sua struttura statale. Nel 1950, pertanto, fu redatta la bozza di un nuovo Statuto da sottoporre all’approvazione del Ministero della Difesa-Esercito, ove era prevista la soppressione della struttura paramilitare che era stata stabilita con la formazione reggimentale e l’adozione della seguente organizzazione associativa: Presidenza Nazionale, Consiglio Nazionale, Delegati regionali, Sezioni (ove si poteva disporre di più di 25 Soci) e Sottosezioni (quando non si raggiungevano 25 soci). Dopo alcune osservazioni del Ministero e i dubbi sulla legalità della personalità giuridica dell’Associazione stessa perché – si affermava – il Reggimento Artiglieri “Damiano Chiesa” era stato costituito nel 1938 con un Foglio d’Ordine del PNF,  l’Associazione – per superare l’impasse ed ottenere il riconoscimento giuridico, necessario oltretutto per assicurare la proprietà dei locali della Presidenza in Via Aureliana – procedette, come richiesto dal Ministero della Difesa, alla costituzione ex-novo del Sodalizio a mezzo rogito notarile stipulato il 6 dicembre 1952 nella sede di Via Aureliana 25 in Roma. Nell’atto il Sodalizio assumeva la nuova denominazione di “Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia” (A.N.A.I.). Secondo quanto riportato nell’Atto in argomento, l’Associazione – di cui in quel momento era Presidente eletto il Gen. C.A. de Pignier e Vice Presidente il Gen. D. Comm. Oscar Fiorentino – era posta sotto il patrocinio del Ministero della Difesa; inoltre  erano delineati le finalità del Sodalizio, le sue caratteristiche principali, la tipologia dei Soci, la struttura organizzativa a livello centrale e periferico e il capitale sociale, rinviando allo Statuto ed al Regolamento, da approvarsi dal Ministero della Difesa, la definizione di tutti gli aspetti in esso non contemplati e le procedure di funzionamento. 

Dal 15 giugno 1948, intanto, aveva rivisto la luce anche il giornale dell’Associazione, con il nome “Il Nuovo Artigliere”, inizialmente come “numero unico”, con lo scopo dichiarato di “risvegliare gli animi all’orgoglio per i fasti dell’Arma, chiamando a raccolta artiglieri vecchi e nuovi, affinché confluissero nelle file del Sodalizio per far rifiorire la gloriosa Associazione”. A parte il lento ma costante incremento delle Sezioni ricostituite – il cui merito va attribuito principalmente agli Artiglieri più anziani, il successivo “passo” giuridico della Associazione fu rappresentato dal riconoscimento della sua personalità giuridica, avvenuto con il Decreto del Presidente della Repubblica del 30 maggio 1953 nr. 647. Con tale D.P.R. venne sancito che l’Associazione era posta sotto l’alta sorveglianza del Ministro della Difesa, nell’intento di “…assicurare che la sua attività ed il suo indirizzo siano conformi alle direttive generali del Governo

Nel 1954 fu compiuto un ulteriore passo verso la completa ricostituzione morale dell’Associazione con l’adozione del nuovo Stemma araldico nel quale sono raffigurati i motivi tradizionali dell’Arma, per enfatizzare l’unitarietà che, pur nell’evoluzione storica, legava e lega le Unità di Artiglieria nei secoli, ma sono stati eliminati i simboli che facevano riferimento al precedente ordinamento dello Stato (Croce di Savoia e fascio littorio). Con l’avvenuta riorganizzazione post-bellica riprese anche lo svolgimento di Raduni nazionali: il IX Raduno (primo del dopoguerra) fu organizzato a Firenze nel 1956, collegandosi idealmente a quello svolto a Fiume nel 1940, subito prima dello scoppio della Guerra ed organizzando, nello stesso contesto, una grande Mostra delle Artiglierie dal XIV secolo in poi.  Due anni dopo, nel 1958, si tenne a Napoli il X Raduno. Negli anni successivi riprese anche lo svolgimento di una serie di Raduni interreregionali, regionali, interprovinciali e provinciali. Nell’anno 1960, per fornire alle Sezioni una Guida che le aiutasse nelle procedure organizzative, fu diramata, a cura della Presidenza Nazionale, una “brochure” dal titolo “Come si forma e come vive una Sezione A.N.A.I.” che in circa 10 pagine forniva una serie di indicazioni pratiche ed essenziali sulle procedure da seguire, sui rapporti da stabilire con la Presidenza Nazionale che deve autorizzare la costituzione della Sezione, sui simboli di cui dotarsi (bandiera o labaro, distintivo, copricapo, ecc.), sui rapporti con le Autorità locali e con le altre Associazioni, ecc. 

Inoltre, il 2 giugno 1960, riconoscendo la compattezza, la disciplina e la fervente dedizione alla Patria delle Associazioni d’Arma, fu disposto, per la prima volta, che esse fossero presenti con le loro insegne alla grande rivista militare con la quale ogni anno si celebra l’anniversario della proclamazione della Repubblica. L’A.N.Art. I., come tutte le altre Associazioni, ha costantemente partecipato da allora con il proprio Medagliere, sul quale risplendono le 6 decorazioni alla Bandiera dell’Arma, le 16 Medaglie d’Oro concesse alle Unità di Artiglieria, le 251 Medaglie d’Oro al Valor Militare concesse a singoli Artiglieri e sono citati numericamente i 332 decorati degli Ordini Militari di Savoia e d’Italia. Nell’anno 2012 alla parata militare ha partecipato, per la prima volta, anche una compagnia di formazione composta da Soci di tutte le Associazioni aderenti ad ASSOARMA – in cui erano presenti anche due Soci dell’A.N.Art.I. – come ulteriore segno dell’apprezzamento per la meritoria opera da esse svolta. Stralcio dal volume “La vita dell’A.N.Art.I. nei suoi primi 90 anni” del Gen. Rocco VIGLIETTA, in corso di approntamento.